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Brexit: cosa cambia nel mondo dell’e-commerce

Fabio Marraffa

Febbraio 2021

Brexit: cosa cambia nel mondo dell’e-commerce

Dal 1° gennaio 2021, la Brexit è entrata in vigore a pieno effetto. Il Regno Unito non fa più parte dell’unione doganale né del mercato unico europeo, anche se è stato raggiunto un accordo di recesso con l’Unione Europea (Trade and Cooperation Agreement). Tuttavia, per molti venditori con flussi di beni da e verso l’UK, la percezione non è affatto questa, in particolare nel caso dei marketplace, per i quali è stata introdotta una nuova disciplina doganale.  

Cosa cambia per i marketplace?

Per ordini dal Regno Unito all’Europa, i dazi doganali non si applicano per acquisti inferiori a £135. Superata questa cifra, la spedizione è soggetta ad eventuali dazi se dovuti in base all’accordo di recesso con la EU. Inoltre, tutti gli ordini potrebbero incorrere in rallentamenti a causa dei controlli in dogana. 

Ma non è solo questo a rendere più complicati gli acquisti online. I venditori Amazon, infatti, non possono più usufruire dell’European Fulfillment Network, il sistema di logistica che permette ai venditori europei (che usufruiscono del servizio di spedizioni di Amazon) di mantenere le scorte nel proprio paese, rispondendo agli ordini internazionali dallo stesso centro logistico. Questo sistema ha permesso ai venditori fino al 31 Dicembre 2020 di massimizzare la flessibilità delle vendite e il controllo del proprio inventario. Dall’entrata in vigore del nuovo sistema “Dual Inbound” per vendere in UK è necessario spostare le proprie scorte in un centro di immagazzinamento in UK.

Costi elevati ed incertezza

La Brexit ha reso gli ordini online più complicati e costosi per i venditori, ma anche più incerti per i compratori, che subiranno probabilmente un dilatamento dei tempi di spedizione, oltre a maggiori difficoltà in caso di resi e restituzioni. È probabile quindi che il traffico di ordini online tra UK e EU diminuirà considerevolmente nei prossimi anni, intaccando la posizione del Regno Unito di leader dell’e-commerce. I cittadini britannici sono infatti sempre stati molto attivi nello shopping online, effettuato dall’87% della popolazione nel 2020 (Statista, 2020). Adesso però, la Brexit potrebbe costituire un brusco freno per la crescita dell’e-commerce europeo (business.trustedshop, 2021).

Complicazioni per i seller europei

La prospettiva non è rosea per i venditori europei, soprattutto per quelli che più facevano affidamento sugli ordini provenienti dall’UK. Le procedure doganali e i rallentamenti renderanno gli acquisti molto meno fluidi (business.trustedshop, 2021). Come nota positiva, l’Italia è tra i paesi che meno risentirà degli effetti negativi della Brexit (Standard & Pool’s Global Ratings). Tuttavia, gli inglesi sono sempre stati attratti dai prodotti italiani (ecommercemonitor, 2020), e per i produttori di questi beni non sarà così difficile notare gli effetti negativi della probabile riduzione degli ordini provenienti dal Regno Unito.